Prendiamo il Laviosa
Storia illustrata del trasporto pubblico tra Genova e Piacenza attraverso le valli Bisagno e Trebbia e ricordi di una ferrovia: la Piacenza- Bettola

Con questo terzo lavoro si aggiunge un altro importante tassello alla nostra opera di ricerca storica sul trasporto pubblico nel territorio ligure ed in particolare lungo le vie dell’oltregiogo che si dipartono da Genova. Nel 1999 iniziammo con la pubblicazione del volume “La freccia del Turchino” relativo alla storia delle vie di comunicazione e dei trasporti nella Valle Stura, seguito due anni più tardi dal libro “Da Genova alla valle del Po” relativamente alle valli Polcevera e Scrivia. Il presente volume tratta la storia dei trasporti attraverso le valli Bisagno e Trebbia lungo la strada statale 45 tra Genova e Piacenza e le sue diverse diramazioni. Il titolo. “Prendiamo il Laviosa” divenne per svariati anni un detto di uso comune per gli abitanti delle due vallate. In Italia ciò accadde anche per altri vettori tra cui SITA, SATI e Lazzi. Molti ricorderanno che nel genovesato ancora fino a non molti anni fa, si era soliti dire “Prendiamo il Lazzi”. Il ruolo della corriera, in origine null’altro che un autocarro adattato con carrozzerie artigianali al trasporto di persone, è stato per moltissimi anni di fondamentale importanza essendo l’unico mezzo “veloce” di comunicazione in territori non serviti da altri veicoli di trasporto pubblico. Oltre al trasporto di persone, la corriera assolveva quello della posta, della frutta e verdura per i mercati, dei giornali, dei medicinali. Un aspetto curioso, divenuto consuetudine da parte degli abituali passeggeri, era raccontare fatti e novità – a volte un po’ enfatizzate – di ciò che accadeva in città a famigliari ed amici rimasti al paese. L’arrivo della corriera scandiva le ore, tanto che spesso questa fungeva da orologio. Anche il conducente era un’entità che doveva essere in grado di fare di tutto: dal suo lavoro primario di guidatore, alla pulizia del veicolo, alla sua manutenzione e ad intrattenere i rapporti con le persone. Tutta la popolazione conosceva l’autista, così pure si conoscevano bene le abitudini reciproche. Senza dimenticare il bigliettario, il cui compito andava ben oltre la semplice vendita dei biglietti: la “coppia”, spesso fissa, costituiva infatti un sicuro riferimento per ogni necessità dei passeggeri ed anche dei residenti nelle varie località raggiunte lungo il percorso. Negli anni Trenta l’automobile, concepita alcuni decenni prima, iniziò ad avere una certa diffusione, per cui furono migliorate le condizioni delle strade e delle relative infrastrutture, con evidente giovamento anche per i servizi di autolinea, che conobbero (pur con il lungo periodo di difficoltà dovuto al secondo conflitto mondiale) una fase di continuo sviluppo fino alla fine degli anni Cinquanta. Il decennio successivo, infatti, portò lentamente verso la metà degli anni Sessanta al declino della corriera; l’automobile, a seguito del periodo di “benessere economico”, era diventata alla portata della famiglia italiana media. Le valli del Bisagno e del Trebbia, in quanto a strade ed altre vie di comunicazione, erano rimaste un po’ indietro. Le comunicazioni tra Genova e la Valle Scrivia, attraverso il passo dei Giovi, erano già state favorite con la costruzione delle due ferrovie (a partire dal 1854), dell’autocamionale (1935) e del suo raddoppio in autostrada “A7” (negli anni Sessanta); anche per la Valle Stura, già nel 1894 il primo treno tra Genova ed Acqui Terme aveva superato il passo del Turchino, e più recentemente, nel 1977, venne aperta l’autostrada “A26”. Le comunicazioni tra Genova e Piacenza hanno beneficiato invece soltanto di rettifiche – pur importanti e vantaggiose – alla viabilità della vecchia “Strada Statale 45”. Il miglioramento del tenore di vita e la più facile mobilità ha fatto mutare le abitudini. Una volta era consuetudine trascorrere l’estate in località vicine alla propria città, oggi si gira il mondo. In sostanza vogliamo dire che se una volta andare con il Laviosa da Genova a Piacenza poteva considerarsi una vera e propria avventura, oggi non lo è più nemmeno per andare dall’altra parte del globo. I tempi sono cambiati, ma crediamo che sia importante ed utile alla memoria ritornare a esplorare la storia dell’ultimo secolo che, se da una parte ci ha tecnologicamente migliorati, dall’altra ci ha un po’ fatto perdere il gusto delle piccole e belle cose.

 

CORRADO BOZZANO è nato nel 1945 a Genova ove risiede. Fra i suoi interessi il settore dei trasporti ed in particolare quello automobilistico, nel cui ambito conduce da molti anni una ricerca tesa a ricostruire l’origine e l’evoluzione dei servizi nel comprensorio ligure.

CLAUDIO SERRA è nato a Genova nel 1966 dove abita e lavora. Da parecchio tempo si occupa di storia e ricerche sul trasporto pubblico e le vie di comunicazione con particolare riferimento a quelli della sua regione. Si dedica inoltre alla storia del costume italiano in ambito teatrale e cinematografico.




Quello che mi resta

Queste parole si sono prese cura di me, nel tempo. Testimoniano trasformazioni e cambiamenti. Ho a lungo esitato, non solo a scriverle in questa forma, ma anche a condividerle, a raccontarle. Quando l’ho fatto, prima con l’amico che mi conosce bene e poi, piano, con chi ho appena incontrato, ho scoperto che può esserci profonda fratellanza di emozioni. Allora chissà che queste parole non possano prendersi cura anche di altri, oltre che di me. Rileggendole, timoroso dell’effetto che potranno fare, ho ritrovato spesso il dolore. Se mi lascio toccare, scopro però la gratitudine, anche per quel dolore, quell’inquietudine, senza la quale non avrei trovato quello che conta per me oggi, quello che mi resta.

 

FRANCESCO CRENNA ,da sempre alla ricerca, lungo gli strani percorsi che la Vita ha proposto, ormai ha perso di vista la meta e si gode il sentiero del momento, spesso in salita, impervio, sempre nuovo e sorprendente. Nel 2015 ha incontrato il volontariato in Hospice grazie all’Associazione Braccialetti Bianchi di Genova. Si occupa di accompagnamento empatico nella sofferenza, nella mattia e nel lutto. Ogni volta scopre la meraviglia delle trasformazioni che avvengono nelle persone ed in lui quando è possibile accogliere e non rifiutare, comprendere e non separare.




Un secolo in Corriera lungo la statale 45
Storia illustrata del trasporto pubblico extraurbano da Genova alle valli del Bisagno e del Trebbia

Un ritorno in Val Bisagno e Val Trebbia… A distanza di parecchi anni dalla pubblicazione del volume “Prendiamo il Laviosa”, scritto insieme all’amico Roberto Pastore, uscito nel 2004 e da tempo esaurito, abbiamo intrapreso tre lavori, diversi, ma su un tema di fondo comune, la Statale 45 e le sue tante diramazioni lungo le valli del Bisagno e del Trebbia:

– in questo primo volume, una approfondita ricostruzione del relativo trasporto pubblico extraurbano, dall’epoca delle diligenze ai giorni nostri

– con il secondo, di prossima uscita, analoga ricostruzione del trasporto urbano in Val Bisagno, dagli omnibus a trazione animale di fine ‘800 all’anno in corso

– con il terzo, la storia della strada carrozzabile Nazionale, poi divenuta Statale, fra Genova e Piacenza (e delle vie di comunicazione che da essa conducono ad altre vallate), dai primi tracciati percorribili solo da quadrupedi alle più recenti opere stradali che hanno facilitato le relazioni in quella lunga tratta priva di ferrovia.

In questa pubblicazione, anche se sono trattati i collegamenti fra Genova e Piacenza, ci siamo soffermati in particolare sui servizi nel territorio fra il capoluogo ligure e Bobbio, città che, con la sua Provincia, fino alla metà dell’Ottocento apparteneva alla Divisione di Genova, e che fin dal 1913 fu collegata al mare, finalmente con un servizio automobilistico stabile, grazie all’iniziativa di Alberto Laviosa. Nel testo, oltre a numerose immagini e “box” di approfondimento, sono sovente riportati gli orari dei collegamenti via via citati: sono i soli, infatti, a fornirci un’idea concreta dell’effettivo servizio svolto, nel corso degli anni, per cui – come vedremo – per molte linee di entroterra, potremo “quasi riconoscere” gli utenti in viaggio sugli automezzi e, in definitiva, comprendere meglio la realtà sociale delle tante località servite, nei diversi periodi storici. Una “Appendice”, infine, è dedicata ad Alberto Laviosa, uno dei primi pionieri del trasporto a motore su strada, che costituì e fu l’animatore della Auto Guidovie Italiane, la società che gestì per buona parte del Novecento, oltre a numerose altre autolinee, anche il trasporto pubblico fra Genova e Piacenza, lungo la Statale 45 e le sue tante diramazioni, ed attualmente, come Autoguidovie, serve con i suoi moderni automezzi un’ampia rete di collegamenti in Lombardia ed Emilia-Romagna.

 

CORRADO BOZZANO è nato nel 1945 a Genova ove risiede. Fra i suoi interessi il settore dei trasporti ed in particolare quello automobilistico, nel cui ambito conduce da molti anni una ricerca tesa a ricostruire l’origine e l’evoluzione dei servizi nel comprensorio ligure.

CLAUDIO SERRA è nato a Genova nel 1966 dove abita e lavora. Da parecchio tempo si occupa di storia e ricerche sul trasporto pubblico e le vie di comunicazione con particolare riferimento a quelli della sua regione. Si dedica inoltre alla storia del costume italiano in ambito teatrale e cinematografico.




Da quel 2 luglio nell’orto … Incontri e miracoli
Santuario della Madonna dell’Orto – Chiavari

Questo libretto è una semplice guida per conoscere ed apprezzare:
l’origine e la storia del santuario, dedicato alla Madonna del’Orto; cattedrale dal 1892 e dichiarato monumento nazionale nel 1941;
i miracoli nei quali si rinnova l’intercessione della Madonna che presenta al Suo Figlio Gesù le preghiere di chi la invoca, specie nei momenti di difficoltà.
Lo sguardo amorevole della Madonna, che sorregge la mano benedicente del Bambino Gesù, attrae chiavaresi e ospiti della città, specie nel giorno che rievoca la manifestazione del 2 luglio 1610.Davanti all’icona della Madonna dell’Orto, ogni anno, i bambini offrono i fiori in segno di festa e gli ammalati confidano nel Suo aiuto consolatore.
Francesco e Pierluigi, gli autori del libretto, accompagnano le belle immagini del santuario con un dialogo tra don Andrea Buffoli, canonico della cattedrale, e alcune ragazzine, non solo di Chiavari.Domande e risposte che hanno il sapore di una bella amicizia: quella sensazione che si può sperimentare, quando ci si mette davanti all’icona della Madonna dell’Orto, in preghiera, semplicemente, anche in silenzio per dire: Grazie!

FRANCESCO BARATTA– E’ nato e risiede a Sestri Levante. E’ autore di libri e saggi pubblicati da: Internòs Edizioni, Fratelli Frilli Editori, Le Mani Edizioni, Il Geko Edizioni. On line libri di Francesco Baratta su: Unilibro, la Feltrinelli, Mondadori Store, Ibs.it, libreriauniversitaria.it. Già giornalista pubblicista, ha ricoperto molteplici incarichi in ambito diocesano: direttore del periodico “Il Villaggio del Ragazzo”; Direttore di Telepace; direttore di “Voci dal deserto, monasteri di Betlemme”; direttore editoriale di “SerraTigullio”. E’ stato Presidente regionale e consigliere nazionale dell’Unione Cattolica Stampa Italiana ed è membro dell’Accademia Cultori di Storia Locale.

PIERLUIGI PEZZI – Nato e residente con la moglie a Chiavari: una figlia e due nipotine. Laureato con tesi in filosofia della storia nel 1974, ha ricoperto ruoli di responsabilità nazionale nel mondo del lavoro nei trasporti, con la partecipazione a meeting internazionali in molti Paesi dell’Unione Europea; fino al 2016, a Roma in Autostrade. Nominato dal Vescovo di Chiavari, dal 2014 ha svolto il compito di Perito Storico nella Causa di Beatificazione del sacerdote Ferdinando Negri e, nel 2018, di portitore della relativa documentazione presso la Congregazione dei Santi in Roma. Studioso di storia locale, ha pubblicato: Mario Sbarbori, un Dono – 2002; Da San Quirico a san Bernardo (con F. Baratta) – 2014; Don Botto, un parroco e la sua chiesa (con F. Baratta) – 2016; San Pê de Canne (con Margherita Casaretto) – 2017; Don Gian – 2018; Non solo don Nando; Olga e Gigetto Negri (con F. Baratta) 2018; Chiavari per noi – 2020; L’arte culinaria nel Bel Paese; regole e tradizioni per monasteri e abbazie (con F. Baratta) – 2021; Agostino Dellepiane (con F. Baratta) – 2022




Agostino Dellepiane Sacerdote
A Barbagelata dal 1951 al 1989

Un impegnativo lavoro di ricerca quello portato avanti dai nostri due studiosi di storia della Chiesa chiavarese: raccolta meticolosa di scritti e fotografie, ricostruzione puntuale della figura e dell’opera di don Agostino così come del contesto in cui si è svolta la sua vicenda biografica, sguardo attento ai testi che hanno alimentato la sua formazione teologica. Ne emerge la figura di un pastore secondo il cuore di Dio: ampi spazi dedicati alla preghiera (fedeltà alla Liturgia delle Ore, tempi prolungati di adorazione dinanzi al Ss.mo Sacramento); sobrietà, a volte ai limiti dell’indigenza; generosità; animo umile, gioioso e benevolente; costante aggiornamento teologico (quando sono stato a Barbagelata mi sono soffermato a lungo sui libri custoditi nella sua biblioteca: testi di grande valore formativo); obbedienza al vescovo, a volte – se non ho inteso male – assai faticosa; spirito di accoglienza; cura delle relazioni; accompagnamento spirituale di numerose persone, tra cui non pochi presbiteri; amore per il santo popolo fedele di Dio. Sono certo che coloro che leggeranno le pagine di questa pubblicazione ne trarranno grande beneficio spirituale nel senso che si accrescerà in loro il desiderio di accogliere sempre più pienamente «l’amore di Dio che è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5), e, con il proprio cuore dilatato da questo amore, mettere, con Gesù e come Gesù, la propria esistenza a servizio degli altri. E così, al pari di don Agostino, faremo esperienza di pienezza di vita.

FRANCESCO BARATTA– E’ nato e risiede a Sestri Levante. E’ autore di libri e saggi pubblicati da: Internòs Edizioni, Fratelli Frilli Editori, Le Mani Edizioni, Il Geko Edizioni. On line libri di Francesco Baratta su: Unilibro, la Feltrinelli, Mondadori Store, Ibs.it, libreriauniversitaria.it. Già giornalista pubblicista, ha ricoperto molteplici incarichi in ambito diocesano: direttore del periodico “Il Villaggio del Ragazzo”; Direttore di Telepace; direttore di “Voci dal deserto, monasteri di Betlemme”; direttore editoriale di “SerraTigullio”. E’ stato Presidente regionale e consigliere nazionale dell’Unione Cattolica Stampa Italiana ed è membro dell’Accademia Cultori di Storia Locale.

PIERLUIGI PEZZI – Nato e residente con la moglie a Chiavari: una figlia e due nipotine. Laureato con tesi in filosofia della storia nel 1974, ha ricoperto ruoli di responsabilità nazionale nel mondo del lavoro nei trasporti, con la partecipazione a meeting internazionali in molti Paesi dell’Unione Europea; fino al 2016, a Roma in Autostrade. Nominato dal Vescovo di Chiavari, dal 2014 ha svolto il compito di Perito Storico nella Causa di Beatificazione del sacerdote Ferdinando Negri e, nel 2018, di portitore della relativa documentazione presso la Congregazione dei Santi in Roma. Studioso di storia locale, ha pubblicato: Mario Sbarbori, un Dono – 2002; Da San Quirico a san Bernardo (con F. Baratta) – 2014; Don Botto, un parroco e la sua chiesa (con F. Baratta) – 2016; San Pê de Canne (con Margherita Casaretto) – 2017; Don Gian – 2018; Non solo don Nando; Olga e Gigetto Negri (con F. Baratta) – 2018; Chiavari per noi – 2020; L’arte culinaria nel Bel Paese; regole e tradizioni per monasteri e abbazie (con F. Baratta) – 2021




L’ultima stagione europea della moda
Storia del costume femminile 1480-1510

L’evoluzione dell’abbigliamento fra la fine del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento respira le nuove idee introdotte dal Rinascimento e accompagna i potenti del tempo attraverso un profondo cambiamento: si lasciava dietro di sé il gotico con le sue guglie svettanti e le figure allungate e si iniziava il cammino verso quello stile tondeggiante, che poi fiorì negli abiti maschili e femminili a partire dal primo quarto del XVI secolo. L’intreccio e la fusione di varie tendenze sembra essere stato il leit motif di quel particolare momento nella storia del costume, così come lo è stato nelle vicende politiche turbolente di quegli anni. L’assenza di una potenza in grado di dominare la politica, l’economia e, conseguentemente, la moda è stata una occasione particolare e rara per il mondo occidentale: si potrebbe definire l’ultima sfilata di una moda europea. Una moda che mostrava un riflesso tangibile degli intrecci politici ed economici fra le nazioni e – soprattutto in Italia – fra le famiglie ma non era dominata da una forza monolitica, come la Spagna intorno alla metà del Cinquecento. La seconda parte del volume è focalizzata sulla Repubblica di Genova, che proprio fra il Quattrocento e il Cinquecento è dilaniata al suo interno da lotte fra le fazioni e diventa oggetto del desiderio prima di Ludovico il Moro e poi di Luigi XII di Francia.

MARZIA CATALDI GALLO – è laureata in Lettere Moderne con specializzazione in Storia dell’Arte. Dal 1984 al 2008 ha lavorato come funzionario e poi come Soprintendente (2003-2006) alla Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici della Liguria. Da anni si dedica a ricerche di storia dell’arte e nel settore dello studio dei tessuti antichi e della Storia del Costume, ha pubblicato numerosi testi, partecipato a convegni nazionali e internazionali, organizzato mostre in Italia e all’estero. Ha studiato in particolare i tessuti genovesi nelle loro diverse tipologie, da quelli serici (Arte e lusso della seta a Genova dal ‘500 al ‘700, Torino 2000) ai mezzari (I mezzari e la via del cotone, Genova 2007) al jeans (I teli della Passione e l’origine del jeans, Genova 2019) e i paramenti liguri (I tessuti della Fieschine, Genova 2012). Ha dedicato ricerche pluriennali ai parati della Sacrestia Pontificia (Il papa e le sue vesti da Paolo V a Giovanni Paolo II (1600-2000), Edizioni Musei Vaticani, Città del Vaticano 2016). Professore a contratto di Storia del Costume presso l’Università di Genova (DAMS – Imperia) dal 2005 al 2013.




PESTO & CO
Basilico & Portofino Lovers

Tante ricette e un solo protagonista; il pesto genovese per condire, guarnire e stuzzicare.

Dalla ricetta originale alle molteplici declinazioni della più famosa salsa della tradizione ligure.




VAL PENNAVAIRE GUIDA DI ARRAMPICATA SPORTIVA
Seconda Edizione

Seconda edizione dopo solo tre anni? sì, perché la val pennavaire è vasta ed è in continuo fermento. in questi ultimi tre anni si sono aggiunte ben 15 falesie, si sono aggiunti tanti chiodatori, con stili diversi e tantissimi nuovi tiri, dai più facili, agli impossibili, sfondando quindi il muro dei 2000 tiri in valle. questa seconda edizione prosegue ad esser fatta in maniera molto artigianale e ruspante: è “fatta in casa”, è genuina, è addirittura anche un po’ trash, è a km zero, è paesana, è una guida per tutti e di tutti. Ogni singolo euro ricavato dalla vendita della precedente guida e’ stato utilizzato per chiodare nuove cose e, soprattutto, fare manutenzione all’esistente (ma chi altro si sarebbe preso questa briga? abbiamo perso il conto dei moschettoni di sosta che in tutti questi anni abbiamo cambiato nelle varie falesie). e il ricavato della presente guida segue lo stesso destino!

ROC PENNAVAIRE è un’associazione di arrampicata sportiva dilettantistica (A.S.D.), fondata nel 2012 ed affiliata alla F.A.S.I. dal 2017, avente come finalità principale quella di promuovere la creazione e la valorizzazione di falesie nella Val Pennavaire per l’arrampicata sportiva in piena sicurezza, con un occhio di riguardo verso il rispetto e la protezione dell’ambiente naturale. In sostanza, l’Associazione si preoccupa di sostenere la creazione di nuove falesie, la manutenzione dell’esistente e la pulizia dei sentieri di accesso. Essendo priva di scopo di lucro, l’Associazione finanzia le attività suddette grazie al sostegno dei propri soci, nonché tramite i contributi volontari di simpatizzanti, sostenitori e di tutti coloro che amano questo sport e la Val Pennavaire, e naturalmente con i ricavi delle vendite della presente guida. Se volete associarvi o sostenere l’Associazione, o semplicemente conoscere le news ed effettuare segnalazioni, sul nostro sito trovate tutte le indicazioni utili. www.rocpennavaire.it rocpennavaire@gmail.com




Nodi & Kayak
E non solo Nuova edizione

“Questo perché nei nodi l’intersezione di due curve non è mai un punto astratto ma è il punto in cui scorre o gira o s’allaccia un capo di fune o cima o scotta o filo o spago o cordone, sopra o sotto o intorno se stesso o altro elemento consimile, come risultano dei gesti ben precisi di un gran numero di mestieri, dal marinaio al chirurgo, dal ciabattino all’acrobata, dall’alpinista alla sarta, dal pescatore all’impagliatore, dal macellaio al cestaio, dal fabbricante di tappeti all’accimatore di pianoforti, dal campeggiatore all’impagliatore di sedie, dal taglialegna alla merlettaia, dal rilegatore di libri al fabbricante di racchette, dal boia all’infilatore di collane…”. Ditelo coi nodi da Collezione di sabbia – Italo Calvino
Perché Calvino? Con i nodi?
Perché nell’elenco dei mestieri, si dimenticò di noi, navigatori silenziosi e leggeri, noi che navighiamo su sentieri mai uguali con i nostri kayak.
Ho solo cercato di porre rimedio a una sua (di Calvino) dimenticanza
36 nodi, 80 immagini, 9 video, alcuni suggerimenti … e non solo.

MASSIMO ROMAGNOLI – (Genova 1951) ha conseguito gli studi in ingegneria. Inizialmente impegnato nel segnalamento ferroviario con la simulazione di sistemi, si è poi dedicato all’insegnamento e alla formazione nel campo dell’acquisizione dati, della programmazione software, della robotica e della didattica. Le pubblicazioni più importanti sono relative a sistemi di conversione analogico-digitale e della programmazione orientata agli oggetti. Da oltre dieci anni si occupa di progettazione di siti web e implementazione di ambienti e-learning per la formazione on-line. Le sue passioni sono la montagna, la motocicletta, la fotografia e l’immancabile kayak. Con la stessa casa editrice ha pubblicato “Il prestalibro: Ti presto qualcosa e spezzo un simbolo che potrai usare come segnalibro per ricordarti”. Una sequenza di immagini che non vuole essere un album fotografico, ma un puzzle di colori e suggestioni, un compagno di viaggio per leggere e far leggere.




CABIRIA 201
Studi di cinema

A naso … Questa volta in «Cabiria» non c’è un Laboratorio, ma diverse Analisi che aspettavano da tempo di trovare una collocazione. Si tratta di saggi di grande spessore raccolti nel presente numero, anche senza un filo conduttore. Di Fellini ci siamo occupati abbondantemente nel recente passato, ma non potevo rinunciare al contributo – scritto direttamente in italiano – di Frank Burke, il maggior esperto felliniano in America, incentrato sul confronto tra il mondo onirico del regista e gli studi del grande psicoanalista James Hillman. Qui, forse per la prima volta, si sposta l’attenzione dal rapporto con Jung e Bernhard verso un altro approccio all’anima individuale e collettiva. E la dimensione del sogno ne è la chiave d’accesso. L’amico Vittorio Giacci si muove su un territorio non dissimile nell’affrontare un film di Giuseppe Tornatore, La corrispondenza, passato un po’ sottotono dalla critica e che si rivela, invece, incredibilmente ricco di rimandi spirituali, letterari, figurativi e cinematografici: un conte philosophique da riscoprire. Accogliamo, poi, il primo scritto per la nostra rivista di un giovane ricercatore, Steven Stergar, che cerca di fare chiarezza sull’apporto creativo di Pasolini al film di Bolognini La notte brava, all’interno di una collaborazione tra i due che è stata una palestra formativa per il poeta di Casarsa e l’occasione per un confronto con una realtà meno raffinata per il regista pistoiese (di cui ricorre quest’anno il centenario). Ed è alla triste attualità storica che ci richiama un altro conte philosophique uscito da poco in sala, Il naso o La cospirazione degli anticonformisti, ultimo impegno del maestro dell’animazione Andrej Chržanovskij, tratto dal racconto di Gogol’, e dall’opera di Šostakovič. Massimo Tria e Marco Bellano, esperti in tanti campi tra cui la lingua e la letteratura russe, il cinema d’animazione, la storia della Russia recente e passata, la musica classica e contemporanea, con i loro interventi ci aiutano ad addentarci ancor meglio in piccolo capolavoro.




CABIRIA 199 – 200
Studi di cinema

In occasione del centenario della nascita di Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922) anche noi aggiungiamo il nostro tassello – vogliamo credere non superfluo – alla già sterminata bibliografia sullo scrittore, che si sta incrementando in questi mesi. Per farlo siamo andati là dove è nata una delle opere più importanti di Pasolini, Il Vangelo secondo Matteo, ovvero alla Cittadella di Assisi; un ricchissimo archivio ci ha schiuso, grazie ai Volontari che ancora oggi vi operano, parte dei suoi tesori nascosti o dimenticati. Come scoprirà chi vorrà scorrere queste pagine, la partecipazione di Pasolini ai convegni organizzati ad Assisi, raccontata dal primo saggio del Laboratorio, è durata quasi un decennio, e ancora eventi e circostanze, solo parte dei quali si è rivelata alle nostre ricerche, aspettano di essere precisati da nuove scoperte. Intanto vi offriamo quanto abbiamo ripescato, insieme a un’intervista a Pasolini, inedita in Italia, introdotta da Roberto Chiesi; a una delle più belle recensioni di sempre a un’opera di Pasolini, quella di Romeo Giovannini a Poesia in forma di rosa; a un’intervista, anch’essa inedita, a Lucio Caruso, il Volontario della Cittadella che per primo conobbe e accompagnò Pasolini nelle fasi della realizzazione del film. Infine riproponiamo l’intervento che Dalmazio Mongillo scrisse per la rivista della Cittadella, «Rocca», in occasione della morte di don Giovanni Rossi (27 ottobre 1975); un ricordo che lo stesso Pasolini avrebbe dovuto scrivere, se la morte non lo avesse raggiunto a sua volta, pochi giorni dopo, nella notte tra il primo e il 2 novembre 1975. Ad accompagnare il tutto, sin dalla copertina, le foto, anch’esse ritrovate negli archivi di Assisi, del viaggio che Pasolini compì in Terrasanta nel 1963, in compagnia del biblista don Andrea Carraro, che don Giovanni scelse per affiancarlo nei suoi Sopraluoghi. segue nel Laboratorio un’appendice con dei saggi dedicati ad altre due opere di Pasolini, La ricotta (Francesca Angelucci) e Appunti per un’Orestiade africana (Maria Carla Cassarini, Andrea Perruccio). E dopo Analisi e Cineforum, nella consueta rubrica Groovy Movies Alberto Anile omaggia Pasolini attraverso le canzoni che gli hanno dedicato. Come ha scritto Virgilio Fantuzzi, «non si finirebbe mai di parlare di Pasolini».




FINALE MARINA
Reiseführer

Mit dem vorliegenden Führer lassen sich Finalmarina einfach mit Hilfe der nummerieten Karte entdecken. Die Texte erzählen von der spannenden Geschichte dieses schöne ligurischen Orte, verweit auf Wegen, an Palazzi und an vielen interessanten Details, die dem Betrachter sonst verschlossen bleiben würden. Die nummerierung auf der Karte entspricht den Fotos, die die Texte wunderschön begleiten.

MARCO “THOMAS” TOMASSINI (1971) ist in der italienischen Stadt Genua geboren. In den achtziger Jahren beginnt er mit dem Klettersport und kommt dadurch immer öfter nach Finale, wohin er schließlich seinen Wohnort verlegt.Die Leidenschaft für die Berge und die Felsen führen ihn zunächst zur Höhlenforschung und später zum Klettern. Bald beginnt er Kletterrouten auszustatten und begeistert sich dabei besonders für das Gebiet in und um Finale.2007 veröffentlicht er im Verlag Le Mani Edizioni seinen ersten Kletterführer “Finale by Thomas”, eine Art “beruflicher” Lebenslauf seiner Kletterwege.Und nun ist es an der Zeit für seine elfte Veröffentlichung, einen Reiseführer, der sich ausführlich mit dem Borgo von Finale Marina beschäftigt.




FINALE MARINA
Guide touristique

Ce guide est un instrument précieux qui vous permettra de visiter Finalmarina de manière simple, en suivant un carte numérotée. Les textes racontent l’histoire de ce splendide bourg de Ligurie, en s’arrêtant sur les rues, immeubles et particularités qui pourraient passer inaperçus. La numération des cartes correspond à des photographies qui complètent les textes rendant ainsi la lecture plus agréable.

MARCO “THOMAS” TOMASSINI (1971) naît en Italie, dans la ville de Gênes. Il commence à grimper et à fréquenter les Finalese dans les années quatre-vingts, puis s’y établit définitivement. La passion pour la montagne et la roche le font tout d’abord approcher la spéléologie et ensuite la grimpe. Il commence aussi à équiper des voies d’escalade spécialement dans la zone de Finale. En 2007 il publie, avec la maison d’édition Le Mani edizioni, son premier topo “Finale by Thomas”, une sorte de curriculum “professionnel” de ses voies d’escalade. Il travaille désormais sur sa onzième publication, un guide touristique qui traite en détail du village de Finale Marina.




FINALE MARINA
Tourist Guide

This guidebook is a precious tool, that gives you the chance to visit Finalmarina with ease, following a numbered map. The text recounts the history of this fantastic medieval Ligurian town, lingering over the streets, palazzi and details that would otherwise go unabserved.

The numbering of the maps correspond to the same number of photos that complete the text making it more enjoyable to read.

MARCO “THOMAS” TOMASSINI (1971) was born in Italy, in the city of Genoa. He started climbing and making trips to the Finale area in the 1980s, where he later moved. His love of the mountains and rock brought him first to pot holing and then climbing. Within a short time he also started bolting climbing routes particularly in the Finale area. In 2007 he published, with the editors Le Mani Edizioni, his first guidebook to Finale entitled “Finale by Thomas”, a sort of professional CV of his climbing routes. And now it is the turn of his eleventh book to be published, a guidebook that describes in detail the walled medieval town, or “borgo”, of Finale Marina.

 




FINALE MARINA
Guida Turistica

Questa guida è un prezioso strumento che vi permetterà di visitare Finalmarina in maniera semplice, seguendo una mappa numerata. I testi raccontano la storia di questo splendido borgo, soffermandosi su vie, palazzi e particolari che altrimenti potrebbero passare inosservati. La numerazione delle mappe corrisponde ad altrettante fotografie che completano i testi rendendone la lettura più piacevole.

MARCO “THOMAS” TOMASSINI (1971) nasce in Italia, nella città di Genova. Inizia ad arrampicare ed a frequentare il Finalese negli anni ottanta, dove poi si trasferisce definitivamente. La passione per la montagna e la roccia lo fanno avvicinare dapprima alla speleologia ed in seguito all’arrampicata. In breve inizia anche ad attrezzare itinerari di arrampicata specialmente nella zona del Finalese. Nel 2007 pubblica, con la casa editrice Le Mani edizioni, la sua prima guida “Finale by Thomas, una sorta di curriculum “professionale” delle sue vie di arrampicata. E’ ora la volta della sua undicesima pubblicazione, una guida turistica che tratta nel dettaglio il borgo di Finale Marina




Il libro del forno a legna

Perché mai un testo sul forno a legna tradizionale? Domanda pertinente. Ormai lo scaffale delle librerie dedicato ai volumi di cucina è senza dubbio uno dei più forniti e non mancano certo testi genericamente mirati al “forno”, qualunque sia la fonte di calore che lo riscaldi. Anche su internet si trovano interessanti siti di cucina e video ricette dove si può seguire passo a passo la preparazione dei cibi da infornare. Però, parlando con tante persone che possiedono il forno a legna, si nota che la maggior parte lo usa solo per la pizza, qualcuno, quasi sempre a livello locale, lo utilizza anche per cuocere focacce e farinate, solo pochissimi preparano un pranzo completo dall’antipasto al dolce.

E questo è un peccato per vari motivi. Se la pizza, con la cottura a legna, indipendentemente dalla qualità degli ingredienti, acquista molto in sapore, altrettanto succede per altre preparazioni, poiché la presenza del fuoco di legna nello stesso ambiente dove avviene la cottura conferisce ai cibi caratteristiche particolari e uniche.

MASSIMO BALLEARI– Genovese, medico veterinario, svolge la professione a Genova e a Recco, dove abita. Da oltre trent’anni si interessa delle cotture tradizionali a legna e in particolare dei forni a camera unica. Questa passione lo ha portato a viaggiare in Italia e all’estero alla ricerca di antichi manufatti e di moderne realtà nelle quali si usa ancora cucinare con il forno a legna. Come corollario a questa ricerca ha creato un orto di erbe aromatiche che usa per insaporire i suoi piatti.

GIUSEPPE TRAVERSO – Nato a Roma, dove si è laureato in filosofia con indirizzo etologico, da anni vive a Recco. Affascinato dalle antiche culture contadine, condivide con l’amico Massimo la passione per il forno a legna e le cucine etniche.

Insieme hanno scritto: Il forno a legna Ed. Sagep, 1999 Grigliate all’aperto e tutto l’anno Ed. Sagep, 2001 L’antica tradizione del forno a legna Ed. San Giorgio, 2004




Sedimenti minimi
Pensieri liberi e quasi versi

Il tempo leviga la realtà nella persona, si ricompone la sabbia dei ricordi. Le emozioni sono sedimenti di noi, ci identificano come segni, ci definiscono in opposizione al dominante materialismo delle apparenze. Forse siamo una clessidra, materia fragile e simbolo della dissolvenza, istantanea percezione d’essere: “steli di vita tra sassi e conchiglie”. Attraverso un pensiero poetico possiamo riallacciare, il dialogo con le voci che abbiamo incontrato, le vite che abbiamo attraversato. E poi, finalmente, superare la mediocrità del male. Possiamo sorridere della superficialità che oggi ci avvolge, liberando la luce unica dell’essenziale che siamo: “All’ombra di vinti felici, in una mano ti stringo, nel nulla che tengo e ancora ti sento.”

MARTA RIOTTI CALVI – nasce a Recco il 20 maggio del 1969, da circa vent’anni vive a Ruta di Camogli. A dicembre 2020 ha pubblicato la raccolta di racconti “La via dei platani porta al mare” in cui le misteriose vicende dei personaggi, prevalentemente femminili, sono ambientate tra Genova Recco e Camogli. L’autrice, molto legata all’ambiente e alla cultura ligure, attinge dalla realtà circostante l’energia per raccontare, a modo suo, le emozioni e le suggestioni interne di personaggi poetici protetti dalla memoria e dall’immaginazione. È membro onorario dell’Associazione “Poeti solo poeti poeti” della Città di Sarzana.




Dal 1889 Oltre 130 anni di Succursale dei Giovi

La linea ferroviaria Succursale dei Giovi, aperta al traffico il 15 aprile 1889 è il secondo valico, dopo quello “storico” del 1853, tra Genova, il suo porto, la valle del Po e oltre. La Linea Succursale dei Giovi, i cui lavori iniziarono nel 1879 e furono completati nel 1889, è il secondo valico, dopo quello “storico” del 1853, tra Genova e il suo porto e la Valle del Po. Completata con quattro anni di ritardo sul termine contrattuale originario, per le difficoltà di perforazione della grande galleria di Ronco a causa della pessima qualità geologica dei terreni incontrati, questa Grande Opera di fine ‘800, dai 16 milioni originariamente previsti, fece registrare un aumento dei costi fino ad oltre 79 milioni di lire dell’epoca. Le difficili condizioni di lavoro delle maestranze favorirono, tra l’altro, l’insorgenza di una epidemia di colera nel 1884, e di una successiva di vaiolo nel 1886, con necessità di creare un apposito lazzaretto presso la odierna stazione di Mignanego. Degne di nota ancora oggi le sue caratteristiche tecniche salienti: pendenza massima del 16‰, a fronte del 36‰ della Linea Storica dei Giovi; curve di più ampio raggio (max 600 metri); una galleria di valico lunga ben 8 km e 298 metri (con pendenza limitata all’11 per mille); una lunghezza di “soli” 24 km e 442 m tra Sampierdarena e Ronco Scrivia (culmine della linea a ml. 324 s.l.m.); numerosi ed arditi viadotti in muratura , il più imponente dei quali è quello di Campomorone sul Torrente Verde (a 20 arcate, alto oltre 56 m), uno dei maggiori esistenti di tale tipo e con una simile anzianità di servizio, non solo in Italia ma anche in Europa. Una Direttissima ante litteram, le cui ormai antiche, ciclopiche opere d’arte, veri monumenti ingegneristici viventi, testimonianze ecomuseali diffuse sul territorio, continuano a sfidare il tempo, affrontando il transito di una media complessiva di circa 500 treni, tra merci e passeggeri, alla settimana. In attesa del completamento del Terzo Valico dei Giovi, che ne assorbirà in massima parte il traffico, merci e viaggiatori a lunga percorrenza. Un viaggio nella memoria, ed un percorso storico, tecnico ed iconografico, dal 1889 ad oggi. Con una Appendice di contenuti aggiuntivi e documenti esclusivi provenienti dall’archivio del Mastodonte dei Giovi.




Vittorio Tollo Mazzola

La cultura della memoria riguarda numerosi artisti del secolo scorso che hanno inteso recuperare il senso della contemporaneità attraverso uno sguardo del passato da legarsi indissolubilmente, e magari inconsciamente, alla personale esistenza. D’altronde tutti noi dobbiamo fare i conti con quelle radici che hanno determinato non solo i lineamenti del nostro corpo ma soprattutto i “colori” dello spirito. Seguendo tale logica possiamo affermare che il percorso pittorico di Vittorio Tollo Mazzola si avvale di un’impronta visiva ed emozionale provocata da due forti impulsi: quello fornito dalla lunga frequentazione del territorio e del clima sudamericano e quello suggerito dalla stagione novecentesca di casa nostra. Con reciproche e altalenanti contaminazioni, come vedremo. A lui è toccata l’avventura di frequentare e di indagare il mondo incaico vivendolo da vicino, interrogandone le espressioni fissate per l’eternità non solo nei reperti museali ma anche negli sguardi della gente di Lima che ostenta la severa fierezza del mistero esistenziale. Poi è rimasto magari colpito dalle espressioni murali che hanno fornito un monumentale respiro non solo alle vicende narrate dai celebrati autori messicani ma da tutti coloro che intendevano fornire voce e spazio alla gente del popolo, al loro oscuro lavoro, al silenzio della sofferenza. Il nostro artista è quindi tornato in Italia nel 1960 portando con sé questo bagaglio di visioni e di suggestioni che ha trasferito in alcuni folgoranti dipinti concepiti sotto il cielo della Liguria, nell’ambito di quella Val Fontanabuona da cui erano partiti i suoi avi per tentare la fortuna nell’America del Sud.




CABIRIA 198
Studi di cinema

Mezzo secolo fa nasceva a Venezia il Cinit-Cineforum Italiano. La nuova associazione nazionale di cultura cinematografica era espressione della volontà di diverse decine di cinecircoli di proseguire un’attività già allora ultradecennale in piena libertà e autonomia. Fu un gruppo di intellettuali, capitanati da Camillo Bassotto, affiancato, fra gli altri, da Fiorenzo Viscidi, Francesco Dorigo, Alfonso Moscato e il giovane Carlo Montanaro, a elaborare il progetto culturale di promozione della cultura cinematografica fondato sul dibattito, il forum: è stato e può essere tuttora, anche nelle nuove forme assunte sui social e nella rete, un momento fondamentale per fornire allo spettatore gli strumenti per comprendere i segni e i messaggi e per sottrarsi ai condizionamenti esercitati da qualsiasi tipo di comunicazione di massa. I decenni trascorsi non hanno esaurito queste priorità, come testimonia l’impegno sul versante dell’introduzione al linguaggio delle immagini e alla lettura del film. Diverse le stagioni vissute dal Cinit: dagli anni ’80 l’associazione ha instaurato un rapporto preferenziale, grazie a Michele serra, Alfredo Casarosa, Fabrizio Alvaro e Olindo Brugnoli, con il mondo della scuola. Dalle soglie del 2000 si è puntato sull’organizzazione di eventi, come concorsi per recensori e corsi di formazione, che avvicinassero il Cinit ai giovani, ponendo a un tempo le premesse per l’ampliamento dei partecipanti e il ricambio generazionale. Poi si sono sviluppate nuove formule di coinvolgimento per i soci e il pubblico di appassionati anche con i social: Internet, Facebook, youtube. Il ritrovamento e il restauro di Chi è Dio?, la nuova veste editoriale di questa rivista, i rapporti instaurati con varie Università e con numerosi Enti o Istituzioni prestigiose sono momenti salienti di una politica culturale mirata al sostegno della qualità delle nostre proposte. Un doveroso ringraziamento va a tutti i “volontari” culturali, ai responsabili dei nostri cineforum e delle testate che con grande impegno e serietà hanno portato avanti e realizzato rassegne, eventi, pubblicazioni per le finalità tese alla «libertà di espressione e di opinione senza condizionamenti», segnando una qualificata presenza nel mondo della cultura nazionale. Adesso, nonostante le difficoltà, guardiamo con fiducia al domani per continuare la nostra opera di informazione e formazione per gli appassionati di cinema e di arte, per tutti i cittadini disponibili al coinvolgimento, affinché si possa comprendere meglio il nostro presente massmediale alla luce del passato e per lo sviluppo futuro della società.




Jeans before blue jeans

Qual’è l’origine dei blue – jeans? Da che cosa o da dove deriva il loro nome? Il libro vuole rispondere a queste domande e spiegare come e quando è nato il tessuto forse più noto nella storia degli ultimi decenni. Per rintracciarne il nome bisogna andare indietro di almeno quattro secoli: jeans è il nome usato dagli inglesi per definire il fustagno che da Genova arrivava nel porto di Londra. Si possono seguire le tracce del fustagno/jeans a Genova a partire dai Teli della Passione, conservati al Museo Diocesano. Si può poi proseguire e restare stupefatti di fronte alle numerose statuine di presepi genovesi del Sette e Ottocento vestite in jeans, le prime e uniche testimonianze rimaste dell’uso originale di quella stoffa, ancora ignara di essere destinata a conquistare il mondo.

MARZIA CATALDI GALLO – è laureata in Lettere Moderne con specializzazione in Storia dell’Arte. Dal 1984 al 2008 ha lavorato come funzionario e poi come Soprintendente (2003-2006) alla Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici della Liguria. Da anni si dedica a ricerche di storia dell’arte e nel settore dello studio dei tessuti antichi e della Storia del Costume, ha pubblicato numerosi testi, partecipato a convegni nazionali e internazionali, organizzato mostre in Italia e all’estero. Ha studiato in particolare i tessuti genovesi nelle loro diverse tipologie, da quelli serici (Arte e lusso della seta a Genova dal ‘500 al ‘700, Torino 2000) ai mezzari (I mezzari e la via del cotone, Genova 2007) al jeans (I teli della Passione e l’origine del jeans, Genova 2019) e i paramenti liguri (I tessuti della Fieschine, Genova 2012). Ha dedicato ricerche pluriennali ai parati della Sacrestia Pontificia (Il papa e le sue vesti da Paolo V a Giovanni Paolo II (1600-2000), Edizioni Musei Vaticani, Città del Vaticano 2016). Professore a contratto di Storia del Costume presso l’Università di Genova (DAMS – Imperia) dal 2005 al 2013.




Suona Colora Crea

Suona Colora Crea nasce come libro basato su un approccio didattico esplorativo e di scoperta. Le storie in esso contenute permettono di sperimentare da subito tutte le sfumature interpretative musicali. La riproduzione delle note alla fine di ciascuna storia è completamente libera e non è da intendersi come suono singolo. La storia può prendere vita imitando sullo strumento musicale ciò che si legge e la libertà di tradurre in musica una scena letta consente di ottenere la scioltezza necessaria per far emergere il proprio suono dallo strumento musicale ed evita inoltre la staticità che impone l’apprendimento nota per nota. Non vi resta che voltare pagina e scoprire di che musica siete fatti.

RICCARDO VENTULLO – classe 1990, inizia il suo percorso musicale da bambino in una piccola orchestra di flauti e scopre in seguito il pianoforte, strumento di cui s’innamora subito. Una volta concluso il liceo si dedica completamente allo studio del pianoforte e al tempo stesso frequenta corsi di didattica in conservatorio per poter insegnare. Dopo anni di collaborazione con scuole musicali, fonda la sua scuola di pianoforte “Vadopiano”.




L’arte culinaria nel Bel Paese
Regole e tradizioni di Conventi e Abbazie

Dietro ogni ricetta c’è una storia spesso secolare, come Baratta e Pezzi ci insegnano, consegnandoci un libro che ha il dono della chiarezza e della semplicità, ma che pone a fuoco con intelligente profondità la complessità di questa materia, senza mai banalizzarla. Passando in rassegna le varie cucine regionali, la loro memoria ancestrale, il valore culturale che si associa a ogni piatto, noi recuperiamo il valore della nostra identità e potremo assaporare, ancora meglio, il senso autentico del nostro essere, anche oggi, comunità.

FRANCESCO BARATTA– E’ nato e risiede a Sestri Levante. E’ autore di libri e saggi pubblicati da: Internòs Edizioni, Fratelli Frilli Editori, Le Mani Edizioni, Il Geko Edizioni. On line libri di Francesco Baratta su: Unilibro, la Feltrinelli, Mondadori Store, Ibs.it, libreriauniversitaria.it. Già giornalista pubblicista, ha ricoperto molteplici incarichi in ambito diocesano: direttore del periodico “Il Villaggio del Ragazzo”; Direttore di Telepace; direttore di “Voci dal deserto, monasteri di Betlemme”; direttore editoriale di “SerraTigullio”. E’ stato Presidente regionale e consigliere nazionale dell’Unione Cattolica Stampa Italiana ed è membro dell’Accademia Cultori di Storia Locale.

PIERLUIGI PEZZI – Nato e residente con la moglie a Chiavari: una figlia e due nipotine. Laureato con tesi in filosofia della storia nel 1974, ha ricoperto ruoli di responsabilità nazionale nel mondo del lavoro nei trasporti, con la partecipazione a meeting internazionali in molti Paesi dell’Unione Europea; fino al 2016, a Roma in Autostrade. Nominato dal Vescovo di Chiavari, dal 2014 ha svolto il compito di Perito Storico nella Causa di Beatificazione del sacerdote Ferdinando Negri e, nel 2018, di portitore della relativa documentazione presso la Congregazione dei Santi in Roma. Studioso di storia locale, ha pubblicato: Mario Sbarbori, un Dono – 2002; Da San Quirico a san Bernardo (con F. Baratta) – 2014; Don Botto, un parroco e la sua chiesa (con F. Baratta) – 2016; San Pê de Canne (con Margherita Casaretto) – 2017; Don Gian – 2018; Non solo don Nando; Olga e Gigetto Negri (con F. Baratta) 2018; Chiavari per noi (2020)




Alfredo Bastogi
Sacerdote di famiglia in famiglia

“Quando ci si chiama fra noi uomini, la chiamata è chiarissima … Quando chiama Dio, la cosa è diversa; niente di scritto o di forte o di evidentissimo: un sussurro lieve, un sottovoce,  un pianissimo che sfiora l’anima”.

Queste parole del Venerabile Albino Luciani – Giovanni Paolo I – paiono davvero adatte per tratteggiare il volto di Don Alfredo; lo chiameremo così, come facevamo comunemente e così lui gradiva, in tono di amichevole deferenza. Un prete che ha lasciato una traccia indelebile in quanti lo hanno frequentato o avvicinato: stima generale, grata ammirazione e benevolenza, a volte accompagnate da episodi semplici che, letti nell’ottica del sensus fidei, assumono grande valenza. La diligenza negli incarichi sacerdotali, il tatto e la discrezione nei rapporti umani, i saggi consigli rendevano don Alfredo un riferimento per molti: interlocutore affidabile cui esporre problemi, quesiti, ansie e dolori; uomo in grado di vivere con la gente; capace di comunicare, grazie alla preparazione culturale e profonda spiritualità illuminata dal suo orbitare intorno all’Eucaristia, per lui veramente centro e culmine della vita di ogni battezzato. Visione della vita e quotidianità camminano insieme: la prima determina la forma e gli effetti della seconda; è davvero attuale e doveroso custodire e condividere la memoria di persone senza le quali il volto della nostra terra sarebbe stato più povero.

FRANCESCO BARATTA– E’ nato e risiede a Sestri Levante. E’ autore di libri e saggi pubblicati da: Internòs Edizioni, Fratelli Frilli Editori, Le Mani Edizioni, Il Geko Edizioni. On line libri di Francesco Baratta su: Unilibro, la Feltrinelli, Mondadori Store, Ibs.it, libreriauniversitaria.it. Già giornalista pubblicista, ha ricoperto molteplici incarichi in ambito diocesano: direttore del periodico “Il Villaggio del Ragazzo”; Direttore di Telepace; direttore di “Voci dal deserto, monasteri di Betlemme”; direttore editoriale di “SerraTigullio”. E’ stato Presidente regionale e consigliere nazionale dell’Unione Cattolica Stampa Italiana ed è membro dell’Accademia Cultori di Storia Locale.

PIERLUIGI PEZZI – Nato e residente con la moglie a Chiavari: una figlia e due nipotine. Laureato con tesi in filosofia della storia nel 1974, ha ricoperto ruoli di responsabilità nazionale nel mondo del lavoro nei trasporti, con la partecipazione a meeting internazionali in molti Paesi dell’Unione Europea; fino al 2016, a Roma in Autostrade. Nominato dal Vescovo di Chiavari, dal 2014 ha svolto il compito di Perito Storico nella Causa di Beatificazione del sacerdote Ferdinando Negri e, nel 2018, di portitore della relativa documentazione presso la Congregazione dei Santi in Roma. Studioso di storia locale, ha pubblicato: Mario Sbarbori, un Dono – 2002; Da San Quirico a san Bernardo (con F. Baratta) – 2014; Don Botto, un parroco e la sua chiesa (con F. Baratta) – 2016; San Pê de Canne (con Margherita Casaretto) – 2017; Don Gian – 2018; Non solo don Nando; Olga e Gigetto Negri (con F. Baratta) 2018; Chiavari per noi (2020); L’arte culinaria nel Bel Paese; regole e tradizioni per monasteri e abbazie (con F. Baratta) – 2021